venerdì 26 settembre 2008

Le amicizie giuste


Tralasciando quella per Vittorio Mangano, eroe rivoluzionario italiano contro metastasi della democrazia, si può senza dubbio affermare che il nostro presidente del consiglio non si fa mancare amicizie di lusso per tutto il mondo. Che sia per rilanciare l'immagine dell'Italia del mondo (a colpi di inglese maccheronico e "Kapo") o per altri fini a noi è sconosciuto, quello che è conosciuto è il discutibile criterio col quale se gli sceglie.

Partiamo dal più noto, "l'amico Bush".

Berlusconi ha a più riprese annunciato di dialogare attivamente con Bush e di scegliere "insieme" le strategie da adottare sul piano politico ed economico. Il primo effetto di questo "dialogo" è stata la discesa in guerra dell'Italia in Iraq al fianco degli Stati Uniti (col veto dell'Organizzazione delle Nazioni Unite). Chiamata missione di pace ha causato effetti che tutti possono (?) ricordare (da decine di morti tra i militari italiani ad effetti disastrosi sulla stabilità medio-orientale, senza parlare delle vittime civili e dei crimini di guerra). Ulteriori effetti li stiamo osservando tutt'ora, con prezzi di carburanti e di conseguenza di materie prime a livelli stratosferici.
In America, nonostante il mandato di 10 anni (probabilmente dovuto al fatto che l'America, paese da sempre in guerra, non cambia il comandante capo dell'esercito durante i conflitti), la popolarità di Bush è crollata miseramente. A cosa è dovuto questo?
Ai folli investimenti in guerra, arrivando a tralasciare emergenze importanti come quella di New Orleans.
All'aumento dei prezzi dei carburanti, alla svalutazione del dollaro.
Al conseguente crollo di mercati e tassi, e ultimamente di banche.
Che tutto questo sia dovuto a Bush è improbabile, nonostante la guerra in Iraq abbia turbato gli equilibri mondiali non poco. Quello che tuttavia è probabile, anzi certo, è che Bush non sia stato in grado di affrontare queste crisi con efficacia, cosa che gli americani non gli hanno perdonato.
Allo stato attuale dello scontro elettorale tra Obama e McCain, sia il candidato Democratico che (e soprattutto) quello Repubblicano, fanno a gara a distanziarsi dalla disastrosa gestione Bush. McCain, candidato come suo successore, ha avuto pochissimi contatti ufficiali con lui durante la campagna elettorale, cercando di nasconderne i propri legami. E questo è un fenomeno piuttosto insolito, in quanto normalmente il Presidente uscente promuove fortemente il candidato che gli è più vicino.
Questo perchè l'opinione pubblica (sostenuta da un'informazione pluralistica) ha bocciato aspramente l'attuale Presidente.
Inoltre si può notare che entrambe le campagne elettorali (sia Democratica che Repubblicana) hanno fatto ampio uso di parole come "change", cambiamento, proprio a volere segnalare un distacco dalla gestione precedente. E sentire queste parole provenire da schieramenti ultra-conservatori come quello di McCain, è un segnale molto forte.

Qui in Italia, che ha probabilmente gli stessi motivi di crisi dovuti grosso modo agli stessi fattori (salve forse l'uragano Katrina), invece, la popolarità personale di Berlusconi è come non mai alle stelle, e l'amicizia con Bush osannata. La prima e più importante differenza tra i due paesi che mi viene in mente al riguardo è lo stato dell'informazione.

Parliamo ora invece di un altro importante statista, "l'amico Putin".

Questo caso è forse ancora più interessante (ed emblematico) di quello di Bush. Ancora più emblematico perchè prima di tutto Putin incarna il "nemico atavico" di Berlusconi. Comunista d.o.c., ex-agente del KGB. Dimostra quindi quanto in realtà il premier tenga ai propri "valori" quando si tratta di visibilità e di interessi personali.
Berlusconi ha spesso affermato di contattatare personalmente Putin durante crisi diplomatiche ed economiche. Durante la crisi del gas di qualche tempo fa ad esempio, o, più recentemente, riguardo la questione Georgia. Che col gas centra comunque.
Sarebbe forse stato meglio se avesse contattato l'amico Putin anche durante le crisi Cecene, pulizie etniche, stragi di Beslan e del teatro Dubrovka, magari per sentire quale strategia l'amico avesse in mente di attuare.
Il problema principale, al di là dei millantati rapporti con lui, comunque, è che tutto il resto del mondo considera Putin alla stregua di un dittatore o criminale di guerra, o, nella migliore delle ipotesi, uno zar. Ha invertito la corsa al disarmo attuata dai suoi predecessori. Eliminato (anche fisicamente, facendo arrestare o peggio) ogni forma di opposizione. Delegittimato le elezioni. Stroncato qualunque emergente forma di libertà di stampa. Concentrato tutti i poteri nelle sue mani. Attuato folli politiche repressive che hanno portato anche alle stragi del 2002-2004. Lo stesso Gorbaciov (che ebbe un ruolo importante nella fine del regime comunista) lo ha accusato di stare uscendo dalla democrazia.
Per non parlare poi dei rapporti della Russia con le ex-nazioni satellite o provincie. Casi come quello ceceno, che hanno causato condanna unanime di tutto il mondo civile.
Non occorre quindi un libro o un reportage della Politkovskaja per rendersi conto di che personaggio sia Putin o per rendersi conto che la sua Russia, quella che lascia al delfino Medvedev, sia uno degli stati industrializzati più critici per l'equilibrio mondiale e per il rispetto dei diritti umani.

Tutto questo a Berlusconi non sembra interessare. Forse gli interessa farci avere gas a bassi prezzi. O forse gli interesserà partecipare con i suoi mezzi alla torta del gas che diventerà il petrolio dei prossimi anni. O forse lo fa semplicemente per ottenere popolarità tra i suoi concittadini.

Un'ultima analisi è quella che mentre in Europa si stanno svolgendo processi che lentamente, ma inevitabilmente, porteranno i paesi del nostro continente a fondersi in un'unione moderna garantista di diritti e libertà individuali, libero mercato e assistenza sociale, il nostro presidente del consiglio sembra aver spinto e spingere per allontanarsi e staccarsi da questa a favore di politiche militari-imperialistiche e regimi retrogradi.

E questo è il problema.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

A proposito dell'amico Bush, vai su wikipedia alla voce Nigergate, in fondo trovi i link all'inchiesta di Bonini e D'Avanzo su Repubblica che spiega come è nata la guerra in Iraq. Se la conosci già, rileggila che è sempre un bel leggere...

p.s: il mandato di un presidente americano dura al massimo 8 anni, grazie al cielo...

parolepovere ha detto...

ah già in america le legislature durano quattro anni.. sarà che quando si è in buona compagnia il tempo sembra non passare mai

l'inchiesta del nigergate la conoscevo a grandi linee; vere o false che siano le teorie sono comunque convinto che gli americani non abbiano bisogno di berlusconi o di un'altro politicante dell'italietta per inventarsi motivi per fare guerre